Nonostante le startup fintech e insurtech stiano aumentando in Italia, tra queste solo una minoranza raccogliere capitali, come risulta dai dati dell’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano.
Anche se a ottenere finanziamenti milionari e a diventare unicorni sono state due startup che si rivolgono al consumatore finale - Satispay e Scalapay - il 71% delle fintech e insurtech italiane è B2B e si rivolge ad aziende e piccole e medie imprese, ma il 60% offre i suoi servizi digitali agli istituti finanziari. Il settore in maggiore crescita è quello Banking-as-a-Service (BaaS), dove un istituto finanziario autorizzato (ad esempio una banca) offre servizi, licenza e “libri” a un secondo attore non autorizzato (come una digital company), che cura l’interazione con il cliente finale e l’esperienza d’uso. Questi modelli da un lato creano opportunità di mercato per le banche tradizionali, dall’altro un’aperta competizione dei nuovi attori, come nel caso delle cosiddette “challenger bank”: le banche digitali gestibili attraverso app e smartphone sono ormai 120 in Europa e, oltre al conto corrente e strumenti di pagamento, il 44% offre anche possibilità di investimento, il 32% di richiedere prestiti e il 20% di sottoscrivere polizze. Si prevede come questi modelli possano portare a un’ulteriore riduzione del numero delle filiali bancarie sul territorio, anche se non necessariamente i consumatori italiani reagirebbero in modo negativo, come risulta da un sondaggio realizzato dall’osservatorio, ove solo il 21% cambierebbe banca, mentre il 24% sarebbe disposto a restare nella stessa, cambiando filiale o modalità di interazione, il 35% a spostarsi su strumenti digitali (app o personal computer), a cui si aggiunge un 20% che già oggi non fruisce della filiale.
FONTE: LA REPUBBLICA
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