- .
INVESTIRE NEL SUD ITALIA PER TUTELARE LA FILIERA DEL TESSILE E DELL'ABBIGLIAMENTO
Sergio Tamborini, presidente di Sistema moda Italia (associazione che riunisce le imprese del tessile-abbigliamento italiano) propone un'interessante sinergia tra istituzioni e aziende di piccola e grossa taglia: «Abbiamo proposto già al precedente governo di aprire un tavolo tra imprese, sindacati e ministero del Lavoro per far sì che in alcune aree del Paese, con particolare riferimento al Sud, si possa riattivare la filiera del confezionamento del capo di abbigliamento. Ciò consentirebbe, con bassissimi livelli di investimento, di conservare un alto contenuto di manodopera e, attraverso l’industria leggera, di mantenere le industrie pesanti della filiera del tessile che stanno dall’altro capo del Paese. Con il risultato di tenere la filiera del made in Italy davvero in Italia».
Le università sono fondamentali per un'associazione pubblico-privata che è nata cinque anni fa per far dialogare il mondo della ricerca e dell’innovazione con le filiere del bello e ben fatto. «Le aziende di piccole e medie dimensioni possono così disporre di tecnologie abilitanti, digitali o fisiche, e competenze altrimenti difficilmente accessibili dal singolo attore industriale - dice Silvana Pezzoli, presidente del Cluster made In Italy e vicepresidente di Sitip Industrie Tessili Spa -. Le aziende di grandi dimensioni, invece, si posizionano soprattutto a beneficio di chi vuole co-creare o adottare soluzioni innovative. Le università e i centri di ricerca hanno l’opportunità di un confronto diretto con l’intero mondo imprenditoriale e conoscerne le aspettative e i bisogni che altrimenti non verrebbero colti».
FONTE: IL SOLE 24 ORE
