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SOLO IL 20% DEI CONSUMI DEL SETTORE PESCA PROVENGONO DAI MARI ITALIANI

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  • Nov 20, 2022
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La situazione attuale del comporta pesca non è dei migliori, come dimostra il recente (la scorsa estate) sciopero dei pescatori contro il caro gasolio, unito alle acque meno profonde date dalla siccità che portava l'aumento dei costi delle vongole del 20%.

«Da anni le scelte dell'Unione europea ci penalizzano, poiché hanno compresso l’attività del settore più produttivo, lo strascico, la cui flotta si è ridotta di un terzo, a 12mila unità», commenta Vadis Paesanti, vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca Emilia Romagna, che fa il pescatore a Goro.

«I rincari degli ultimi tempi hanno aggravato la situazione – prosegue Coldiretti Impresapesca – costringendo i pescherecci a navigare in perdita, o a tagliare le uscite, favorendo le importazioni di prodotto straniero». Tale contesto economico ha penalizzato prodotti di largo consumo come le trote ma non ha intaccato cibi di lusso come il caviale, su cui il nostro Paese mantiene la leadership. «L’exploit del delivery nei tempi del Covid, ha fatto crescere il consumo di questo prodotto anche sulle nostre tavole», commenta Andrea Fabbris, direttore associazione piscicoltori italiani di Confagricoltura.

Infine continua lo strano trand italiano dell'import. «Produciamo circa 60mila tonnellate l’anno di pesce, ma continuiamo a essere forti importatori di prodotto ittico; circa tre quarti di quello che consumiamo», commenta Fabbris.

FONTE: IL SOLE 24 ORE



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