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ALLERTA DI LIQUIDITA': COME INDIVIDUARE E PREVENIRE LA CRISI DI CASSA IN AZIENDA

  • Writer: Dott. Caglieri Simone
    Dott. Caglieri Simone
  • May 15
  • 6 min read

In apparenza, tutto sembra andare bene: l’azienda lavora, le vendite ci sono, e magari il bilancio mostra anche un utile. Eppure, all’improvviso, si è costretti a rimandare pagamenti, a chiedere un nuovo fido in banca, a inseguire clienti per incassare. Finché, un giorno, la realtà diventa inevitabile: non ci sono più soldi in cassa per far fronte agli impegni.

È in quel momento che molti imprenditori scoprono una verità scomoda: non è l’utile (e il fatturato) a far sopravvivere un’azienda, ma la liquidità.

Non importa quanto sia brillante il business model o quante fatture si emettano ogni mese: se non c’è liquidità sufficiente per pagare stipendi, fornitori e tasse, l’azienda rischia di fermarsi. E il rischio, in questi casi, non è solo teorico: molte imprese falliscono non per mancanza di redditività, ma per un’improvvisa crisi di liquidità.

Ecco perché monitorare costantemente la liquidità, prevedere i flussi in entrata e in uscita, e saper cogliere tempestivamente i segnali di allarme, è una competenza sempre più strategica.

In questo articolo analizzeremo gli indicatori chiave che segnalano una crisi imminente.


CRISI E INSOLVENZA: COSA SONO E PERCHE' SONO IMPORTANTI I SEGNALI DI ALLERTA

 

Ogni azienda vive all’interno di un ciclo finanziario continuo, fatto di entrate e uscite di denaro: prima si sostengono costi (acquisto di materie prime, pagamento del personale, investimenti), poi si producono beni o servizi, si emettono fatture e infine si incassa. In questo ciclo, però, può passare molto tempo tra il momento in cui un costo viene sostenuto e quello in cui il relativo ricavo si trasforma in liquidità disponibile in cassa. Ed è proprio in questo “vuoto temporale” che si può innescare una crisi.

Ma cosa intendiamo per “crisi” e come questa si differenzia rispetto al concetto di “insolvenza”? Facciamo chiarezza su questi due concetti che, tra l’altro, troviamo definiti all’interno del Codice della Crisi e dell’Insolvenza.

In dettaglio, l’art. 2 CCII definisce lo stato di “crisi” come quello di squilibrio economico-finanziario che rende probabile l’insolvenza del debitore, la quale si manifesta tramite l’inadeguatezza dei flussi di cassa prospettivi a far fronte regolarmente alle obbligazioni nei successivi 12 mesi. Quindi la “crisi” è una situazione anticipatoria, in cui l’impresa non è ancora insolvente ma mostra segnali concreti di non essere in grado di far fronte, nel prossimo futuro, ai propri impegni finanziari. Per insolvenza, specifica il legislatore sempre nell’art. 2 CCII, si intende lo stato del debitore che si manifesta con inadempimenti o altri fatti esteriori che dimostrino come il debitore non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni. Quindi, con l’insolvenza, l’imprenditore è in una situazione già in atto dove non riesce più a onorare i propri debiti, manifestata con ritardi gravi e sistematici nei pagamenti, protesti, azioni esecutive, ecc. In altri termini, l’impresa si trova in una crisi di liquidità, ovvero la mancanza di risorse finanziarie immediate per far fronte agli impegni correnti, come stipendi, fornitori, rate di mutuo o scadenze fiscali. Non significa necessariamente che l’azienda non sia redditizia o che non fatturi: può avere ordini, clienti e anche un utile contabile, ma se non ha cassa sufficiente per pagare ciò che deve, è comunque a rischio.

Riconoscere per tempo i segnali di allerta – come il progressivo allungamento dei tempi di incasso, l’utilizzo costante del fido bancario, o la riduzione delle disponibilità liquide – è, quindi, fondamentale per intervenire prima che la situazione diventi irreversibile. La liquidità non finisce mai all’improvviso: manda segnali, spesso ignorati o sottovalutati. 

Imparare a leggerli è il primo passo per proteggere la continuità aziendale.

 

SEGNALI DI ALLERTA

 

Come dicevamo, le difficoltà non arrivano all’improvviso. Al contrario, si manifestano attraverso segnali chiari nei flussi finanziari, che però vengono sottovalutati o letti troppo tardi. Imparare a individuare questi segnali d’allerta è essenziale per proteggere la salute finanziaria dell’azienda e prendere decisioni tempestive e consapevoli.

Vediamo insieme quali sono i principali campanelli d’allarme da monitorare:

Ø  Flusso di cassa operativo negativo o in calo costante

Il primo indicatore da monitorare è la capacità dell’azienda di generare liquidità dalla gestione ordinaria. Un flusso di cassa operativo (cioè derivante dalla sola attività tipica) che risulta negativo o insufficiente per più periodi consecutivi è un chiaro segnale che l’impresa sta consumando risorse, anziché produrle.

Se il margine operativo lordo (EBITDA) è positivo ma il cash flow operativo è negativo, il problema non è la redditività, ma la gestione della cassa (magari a causa di crediti, scorte o investimenti mal gestiti).

Con l’occasione, ti ricordiamo che nel nostro canale youtube troverai le registrazione dei nostri webinar su come analizzare lo sviluppo finanziario dell’azienda mentre, nell’area riservata del nostro sito internet, potrai scaricare il file Excel per costruire il rendiconto finanziario della tua impresa.

  • Analisi prospettica della liquidità negativa (entro 12 mesi)

Il Codice della Crisi stabilisce che l’imprenditore deve verificare la sostenibilità finanziaria futura dell’impresa, con un orizzonte temporale minimo di 12 mesi. In altre parole, occorre stimare se l’azienda sarà in grado, nei prossimi 12 mesi, di onorare puntualmente i propri debiti e impegni finanziari.

Se l’analisi previsionale (basata su un budget di tesoreria o un piano di cassa) evidenzia carenze di liquidità future, questa è già una situazione di crisi, anche se nel presente l’impresa è solvente. Riconoscere per tempo questa tendenza permette di intervenire prima che si verifichi l’insolvenza conclamata.

  • Riduzione costante del saldo di cassa (nonostante utili positivi)

Quando l’azienda chiude l’anno con un utile contabile, ma il saldo del conto corrente si riduce, c’è un disallineamento che va indagato. Infatti, banalmente, un saldo di cassa e banca che si riduce costantemente nel tempo, senza una giustificazione legata a investimenti o strategie deliberate, è spesso il primo segnale concreto che l’impresa sta entrando in sofferenza finanziaria. Se le entrate non coprono le uscite, il conto corrente si svuota, e presto si entra nella zona di pericolo.

  • Aumento anomalo dei crediti verso clienti

Se i crediti aumentano molto più del fatturato, significa che stai incassando tardi o, peggio, hai clienti che non pagano. In una situazione del genere è indispensabile: 1) Confrontare le tempistiche medie degli incassi dai tuoi clienti (tramite il calcolo dell’indice DSO – Days Sales Outstanding) con quello medio del tuo settore di mercato; 2) Calcolare il fido commerciale per verificare se il totale dei crediti commerciali dell’azienda è superiore o meno. In caso di risposta affermativa, significa che l’azienda ha un’esposizione creditizia eccessiva verso i propri clienti e, pertanto, è necessario rivedere le politiche di dilazionamento. Per l’argomento in questione, rinviamo sia agli webinar (sul nostro canale youtube) svolti sul rating commerciale sia agli articoli speciali presenti nell’area riservata del nostro sito internet.

  • Forte ricorso a finanziamenti per coprire spese correnti

L’indebitamento deve servire a sostenere lo sviluppo, non a tamponare la gestione quotidiana. Una dipendenza strutturale dal credito a breve termine (come fidi di conto corrente o anticipo fatture) segnala che l’azienda non è in grado di autosostenersi finanziariamente. Se il fido bancario è sempre utilizzato al massimo, e le linee di credito servono per far fronte all’ordinaria amministrazione, siamo di fronte a una liquidità strutturalmente fragile. In altre parole, se l’azienda deve accendere nuovi finanziamenti per pagare stipendi, fornitori o tasse, significa che il ciclo produttivo dell’impresa non crea la liquidità che dovrebbe creare.

  • Aumento delle giacenze di magazzino

Un magazzino che cresce in modo sproporzionato rispetto alle vendite può indicare una difficoltà a trasformare le scorte in liquidità. Questo significa capitale immobilizzato e quindi una pressione maggiore sulla cassa. 

  • Pagamenti sempre più dilazionati verso fornitori

Se l’azienda inizia a ritardare sistematicamente i pagamenti ai fornitori, è segno che la cassa è sotto pressione.

  • Difficoltà a rispettare scadenze fiscali o previdenziali

Ancor prima del ritardo nei pagamenti dei fornitori, uno dei segnali più critici è quando l’azienda inizia a non rispettare le scadenze con l’Agenzia delle Entrate o l’INPS.In molti casi, è il preludio a una crisi conclamata poiché significa che l’azienda non crea la liquidità necessaria per far fronte agli impegni finanziari e, spesso e volentieri, vi fa fronte facendosi finanziare dall’Erario, in primo luogo con l’iva incassata ma non versata.

  • Segnali esterni: protesti, solleciti, blocchi amministrativi

 Infine, ci sono segnali oggettivi e spesso “visibili” all’esterno, come:

·       protesti su effetti o assegni;

·       segnalazioni in Centrale Rischi;

·       blocchi o revoche di linee di credito;

·       lettere di sollecito o contenziosi con fornitori.

Questi eventi, pur apparentemente episodici, sono campanelli d’allarme importanti, soprattutto se si ripetono.


CONCLUSIONI

 

 La crisi di liquidità è un processo che si manifesta gradualmente, attraverso segnali chiari e misurabili. Ignorarli o sottovalutarli significa rinunciare alla possibilità di intervenire in tempo. Ogni impresa dovrebbe dotarsi di strumenti semplici ma efficaci – come un budget di tesoreria, un’analisi dei flussi prospettici e una dashboard con KPI finanziari – per anticipare le difficoltà e tutelare la continuità aziendale.

Come recita il Codice della Crisi, il compito dell’imprenditore non è solo produrre reddito, ma anche garantire l’equilibrio finanziario futuro. In altre parole: non basta vendere, bisogna incassare. E, soprattutto, bisogna saperlo prevedere tramite un costante monitoraggio.

Se hai uno dei segnali sopra elencati, significa che la tua azienda ha urgente bisogno di un check-up aziendale per verificare l’origine dei problemi di liquidità.


Dott. Caglieri Simone




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