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DAZI USA E CRESCITA UE: VERSO LA FINE DEL MODELLO ECONOMICO NEO-MERCANTILISTA

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  • Jun 29
  • 2 min read

L’articolo analizza le implicazioni economiche e strategiche derivanti da una possibile imposizione di dazi del 10% da parte degli Stati Uniti nei confronti dell’Unione Europea, scenario che potrebbe concretizzarsi in assenza di un accordo tra le due sponde dell’Atlantico entro il 9 luglio 2025. Si sottolinea come tale ipotesi, sebbene gestibile nel breve termine per le imprese italiane, potrebbe avere effetti significativi sulla crescita economica, andando quasi ad azzerare il già modesto incremento del PIL previsto per il 2025.

Al centro del dibattito vi è la necessità per l’UE di ripensare il proprio modello di sviluppo economico, finora fortemente incentrato sull’export, specialmente a partire dal 2012 con l’introduzione del fiscal compact e il rafforzamento delle politiche di austerità. Secondo la professoressa Antonella Stirati (Roma Tre), questo approccio ha favorito squilibri strutturali nei rapporti commerciali con gli Stati Uniti, contribuendo a un forte deficit commerciale USA nei confronti dell’UE (–236 miliardi di dollari nel 2023), con la Germania in prima linea tra gli esportatori europei.

In parallelo, gli Stati Uniti — già da Obama e Biden, e poi con più decisione da Trump — hanno avviato politiche industriali volte a ridurre la dipendenza estera e a rilanciare la produzione nazionale, culminando nell’adozione di dazi e incentivi interni. La questione della sovranità tecnologica ha reso strategico il controllo delle catene di fornitura, in particolare per chip e componenti critici.

Se da un lato le aziende italiane potrebbero reggere l’urto iniziale grazie alla forza del Made in Italy, dall’altro si rende evidente il limite sistemico del modello europeo, basato su bassa domanda interna, salari stagnanti e investimenti insufficienti. Come evidenziato dalla stessa Stirati, la soluzione non è esportare meno, ma rafforzare il mercato interno, anche se ciò implicherebbe un ripensamento delle attuali regole fiscali europee, giudicate “stupide e senza senso” anche dal Ministro dell’Economia italiano.


FONTE: ITALIAOGGI

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