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PNRR IN SALITA: RALLENTAMENTI, REVISIONE E IPOTESI DI PROROGA

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  • 16 hours ago
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La sesta relazione semestrale sullo stato di attuazione del Pnrr, presentata dal governo a marzo 2025, evidenzia un avanzamento molto problematico. A fine 2024 i pagamenti effettivi hanno raggiunto i 64 miliardi di euro, solo 18 in più rispetto all’anno precedente, a fronte di un obiettivo molto ambizioso: raggiungere quota 130 miliardi entro l’estate del 2026. Per affrontare queste difficoltà, è in preparazione una quinta revisione del piano, che si preannuncia ampia e strutturale, forse persino più incisiva di quella che introdusse il capitolo Repower dedicato all’indipendenza energetica.

Uno dei nodi più critici riguarda gli incentivi per l’innovazione previsti dalla Transizione 5.0, che ammontano a circa 6 miliardi di euro. Le imprese, però, non sono riuscite ad accedervi a causa di requisiti troppo rigidi e di una burocrazia farraginosa. Per ovviare a questa impasse, il governo prevede di riformulare questi fondi sotto forma di contratti di sviluppo, personalizzati in base alle reali esigenze delle aziende, magari tornando al modello di Transizione 4.0.

Anche sul fronte delle infrastrutture sociali emergono difficoltà. Il caso emblematico è quello degli asili nido: dei 265.000 nuovi posti inizialmente previsti, ridotti successivamente a 150.000, ne è stato realizzato solo il 25% secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, che stima un utilizzo parziale dei 3 miliardi destinati dal Recovery Fund a questo obiettivo.

Intanto, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha più volte chiesto a Bruxelles una proroga delle scadenze del Pnrr, finora sempre respinta. Tuttavia, una forma di allungamento tecnico è già in atto: attraverso strumenti finanziari che permettono a soggetti come Invitalia di stipulare contratti con le imprese beneficiarie, alcune risorse verranno effettivamente spese anche dopo la scadenza ufficiale di agosto 2026. Secondo le audizioni parlamentari, circa 11 miliardi sarebbero già stati “spostati” oltre tale data.

Giorgetti punta però anche a posticipare il rimborso dei prestiti Pnrr per liberare margini fiscali da destinare ad altri interventi, tra cui la spesa per la difesa. In vista del vertice NATO di fine giugno, infatti, si fa strada l’ipotesi che l’Italia, dopo aver raggiunto il 2% del PIL in investimenti militari, debba aumentare ulteriormente la quota fino al 3,5% del PIL in sette anni, pari a circa 30 miliardi complessivi. Parte di questi fondi potrebbe arrivare dai residui del Pnrr, riorientati per sostenere lo sforzo militare nazionale.


FONTE: LA STAMPA



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